Quest’estate, con la sua coda di filmati delle vacanze, è stata un fiorire di gente che splashava nell’acqua e poi spariva e si vedeva una stella marina, sbocciate di birra che si mutavano in schiuma marina, giramenti vertiginosi di spiagge che si capovolgevano in montagne o tavole imbandite… L’onda lunga di Watchtower of Turkey l’abbiamo sentita anche quest’anno, e pensiamo sia arrivato il momento di scriverci qualcosa sopra.
Watchtower of Turkey è un video molto bello e molto fortunato realizzato nel 2014 da Leonardo Dalessandri (qui il suo canale su Vimeo): questo giovane videomaker, che già lavorava in progetti importanti, si è visto catapultato al centro della scena grazie a questo suo video, e ora lavora ancora di più e con progetti ancora più importanti.
In tanti hanno provato a imitarlo, e ora noi di videoreflex.org cerchiamo di capire come funziona l’editing di Watchtower of Turkey, e soprattutto perchè. Ma prima riguardiamoci il video, che non fa mai male:
Si tratta di un video premiato da Vimeo come Best of 2014, e le ragioni le possiamo comprendere perfettamente: nonostante sia un progetto personale (anche se realizzato con i tempi di una produzione seria) è veramente ben fatto, e ci tiene con gli occhi incollati allo schermo dall’inizio alla fine. Lo fa mostrandoci tanti aspetti della Turchia, in un modo che potremmo definire quasi pubblicitario. Ma come?
Le ragioni di un successo
Da quello che abbiamo potuto leggere in giro per la rete nelle interviste che gli sono state fatte, Dalessandri non ha usato apparecchiatura strabiliante – ne discutiamo meglio sotto – nè una crew mastodontica.
Sostanzialmente si è trovato a lavorare con un setup molto agile che potrebbero avere a disposizione quasi tutti, perchè ha voluto viaggiare per circa 3500km in 23 giorni, e con l’aiuto di una fixer d’eccezione.
Il grosso del lavoro lo hanno fatto soprattutto un editing ritmato, veloce, con transizioni semplici ma delicatissime nel riuscire a recepire e rendere continuo il movimento tra i vari spezzoni del girato. E poi una colonna sonora fantastica fatta di una buona musica (Experience, di Ludovico Einaudi) ma soprattutto di buoni suoni.
L’importanza della raccolta dei suoni
Lasciamo parlare Dalessandri, intervistato qui, riguardo questo aspetto:
I want the viewer to perceive my edit as one continuous flow of impressions and movements, cut on the rhythm of the music and emphasized by the ambient sounds. I like to make the pictures work with the music, and not the opposite. So I first did the soundtrack for this video.
It took me a long time to find the right music. When I heard “Experience” from Ludovico Einaudi (The Untouchables, Insidious…) it instantly struck me. It really reflects the spirit of Turkey: it has a classic orchestral side but also a very popular feel.
[…]
I had over 3000 sound bites I could work with. I had live sound from the camera. I also had external sound clips that I had recorded with the Tascam, such as the call for prayer or the sound of the ocean waves. And I used stock sound effects from the sound library in FCP X to emphasize transition cuts or specific movements in the picture edit.
Quello che colpisce nelle parole di Leonardo è che il suo lavoro è partito dalla musica, per arrivare poi all’editing video: ha scelto il pezzo di Einaudi e su questo ha modellato i tagli prendendo dalla sua bisaccia grandissima di girato (in un altro punto dell’intervista parla di 4TB di file!) i “pezzi” che facevano al caso suo.
Un altro aspetto molto interessante è quello riguardante i suoni ambiente, che in questo tipo di lavoro sono davvero importanti: Dalessandri parla di 3000 file di suoni ambiente registrati, e c’è da dire che li ha usati davvero bene per portare le transizioni oltre che sul livello visivo, anche su quello sonoro, mischiando effetti audio con la musica in maniera eccellente.
Tra l’altro il suono è catturato usando il microfono della macchina e un semplice registratore portatile simile allo Zoom H1 di cui abbiamo già parlato: niente di trascendentale davvero.
Transizioni fluide e altri effetti
La parola d’ordine in questo video è fluidità: nei movimenti e soprattutto nelle transizioni tra una scena e l’altra.
L’effetto è ottenuto in modo abbastanza semplice (ma non semplice da realizzare!), ovvero operando una bella fusione tra movimenti di macchina, movimenti dei soggetti e movimenti delle transizioni.
I soggetti scorrono sul video, si sostituiscono uno all’altro, vengono accoppiati in inquadrature diverse, vengono affiancati per richiamare la comunanza nel movimento. E quando questo non può succedere, a fare da punto d’unione arriva il movimento di macchina. O le smooth transition.
Cosa sono le smooth transitions
Le smooth transitions sono delle transizioni tra un’inquadratura e l’altra che permettono di saltare in maniera smooth, fluida. Possono essere abbinate a movimenti di macchina oppure create a partire dal semplice girato (altra ragione per cui il 4K è utile).
Possono essere zoomate violente, spostamenti laterali, “tuffi” verso il basso…
Ne vedete qualcuna all’inizio di questo video, anche se in Watchtower of Turkey sono meglio:
E il resto?
Poi ci sono altri usi creativi dei programmi di editing (a proposito: ecco dei programmi di videoediting gratuiti). Parliamo in particolare di
-Hyperlapse, una tecnica che combina il timelapse con lo spostamento continuo della macchina tra uno scatto e l’altro
-Time remapping, una tecnica di base di After Effects che serve per dilatare il tempo di un’inquadratura o ridurlo drasticamente. Facciamolo spiegare a quelli di Adobe
L’attrezzatura usata
Quello che sorprende e incoraggia di più nel lavoro di Dalessandri è l’attrezzatura che ha usato per girare Watchtower of Turkey: una semplice mirrorless, neanche troppo avanzata, un paio di obiettivi e un registratore portatile.
Il corpo macchina usato è stato una Panasonic GH3, macchina che è stata egregiamente sostituita dalla Panasonic GH4, a sua volta in attesa della sostituzione con GH5.
Gli obiettivi (sul sito trovate un articolo dedicato agli obiettivi per GH4, che vanno bene anche per GH3 e GH5) erano il 45 f/1.2 Nocticron di Leica, che effettivamente è costosetto.
Ma anche il più economico 12-35 f/2.8 Panasonic (a cui eventualmente potreste sostituire il 18-35mm Sigma, di cui abbiamo parlato) e un semplice tuttofare, il 14-140mm.
A completare il tutto un registratore portatile (vedere sopra) e un piccolo treppiede da viaggio.
Il problema è che c’è ancora dell’altro, però. Cioè c’è il fatto che Leonardo Dalessandri conosce tutte queste tecniche, e probabilmente qualcuna in più.
Ma così come il suo video è fatto da tanti aspetti diversi, così la sua abilità si compone di tecnica, di sensibilità, di creatività. E di tempo dedicato a sperimentare, limare i dettagli, ragionare.
Vi auguriamo di avere il coraggio di trovare questo tempo, e di raggiungere gli stessi risultati di Watchtower of Turkey!