Preparatevi, perchè arriva l’HDR

Se come noi seguite con una certa attenzione i segnali che arrivano dal mondo del marketing in ambito video, vi sarete resi conto che presto saremo invasi da una nuova parola (o meglio sigla) magica: HDR. 

Per fare  in modo di non essere travolti da queste tre lettere quando arriveranno su tutte le brochure – e potrebbe succedere molto presto* – abbiamo fatto qualche ricerca e deciso di mettere in ordine le idee per capire prima di tutto cosa è l’HDR, se per noi è importante e come gestirlo.

* indizio: guardate ai rumors di Sony più recenti

Un campo da calcio in HDR e in SDR

Ecco qui una spiegazione grafica della differenza che fa l’HDR. Attenzione però: molto probabilmente state guardando questa immagine tramite un monitor SDR!

Cosa vuol dire HDR

Come sempre facciamo in questi casi, partiamo dalle basi, ovvero da una rapida spiegazione del termine HDR.

HDR sta semplicemente per High Dynamic Range, ed è quindi una sigla che caratterizza immagini in cui vengono conservate più informazioni della norma in termini di gamma dinamica.

Cosa è la gamma dinamica

Andiamo ancora più indietro in questo box informativo, e chiediamoci cosa è la gamma dinamica per capire come misurarla.

Detta in maniera semplice, la gamma dinamica di un sensore è la capacità del sensore stesso di registrare informazioni in condizioni di illuminazione differenti all’interno della stessa scena.

Immaginiamo di avere un’inquadratura in cui c’è in primo piano un viso in ombra sotto un pergolato, e sullo sfondo una spiaggia assolata. Fino a che punto il sensore della macchina che stiamo usando sarà in grado riprodurre tutti i dettagli dell’immagine senza rendere completamente bianche (=bruciare) le parti più chiare dell’immagine, e senza rendere completamente nere (=bucare) le parti scure della stessa immagine?

La risposta a questa domanda la dà il valore di gamma dinamica che associamo alla macchina che stiamo usando: una macchina che ha una grande gamma dinamica riesce a registrare bene le transizioni tra zone chiare e zone scure dell’immagine, restituendo dettaglio in entrambe.

Come si misura la gamma dinamica?

Detto questo, abbiamo bisogno di una descrizione quantitativa della gamma dinamica per poter fare confronti e capire come si posiziona la nostra apparecchiatura rispetto a questo parametro.

Uno dei modi più semplici per misurare la gamma dinamica è usare l’unità di misura chiamata f-stop, più precisamente indicando quanti stop riesce a “coprire” un certo sensore. Per capirne di più riguardo a questo parametro vi rimandiamo al nostro articolo sul triangolo dell’esposizione in ambito video.

Giusto per darvi un’idea: l’occhio umano riesce a registrare correttamente 24 stop (anche se con certe limitazioni dovute al funzionamento della pupilla), all’incirca, mentre una videocamera di alto livello ad oggi ne copre un po’ più della metà circa, al massimo.

 

Gamma dinamica e display

Ora che sappiamo cosa è la gamma dinamica dobbiamo preoccuparci del passaggio successivo: quello che va dalla registrazione dal sensore, alla riproduzione sullo schermo.

Se infatti sempre più macchine hanno la possibilità di offrire una gamma dinamica relativamente ampia, gli schermi sono molto più limitati: si arriva normalmente ai 6-7 stop dei monitor cosiddetti SDR (Standard Dynamic Range).

Guardate questi esempi che esemplificano abbastanza bene la questione:

Nel video viene mostrata una Sony FS5, che con un aggiornamento software è in grado di registrare in HDR, e uno schermo sempre Sony che permette di visualizzare le immagini in modi diversi in termini di gamma dinamica.

Dopo una visualizzazione in REC709, con la macchina settata sulla stessa curva, è il momento di passare all’S-Log (leggetevi il nostro articolo sul Log per saperne di più) mantenendo una gamma ridotta sul monitor: in questo caso l’immagine è slavata, perchè lo schermo non riesce a leggere e rendere bene tutta l’informazione che la videocamera è invece in grado di registrare.

In seguito si passa ad una concordanza tra videocamera e schermo, in termini di capacità di cattura e riproduzione del video. In questo caso lo schermo riesce a rendere bene l’immagine, con un giusto contrasto e una gamma dinamica più ampia.

L’HDR sulle camere? C’è già

Ok, detto questo possiamo arrivare ad una conclusione, anzi un paio:

-la gamma dinamica è importante per lavorare bene sull’immagine
-le macchine anche semi-pro che usiamo sono in grado di registrare un range dinamico molto ampio (Log)
-il problema della gamma dinamica si presenta con gli schermi

Conclusione delle conclusioni? 
Sta per arrivare l’HDR sugli schermi televisivi (e pure Netflix ha deciso di offrire un piano superpremium, con HDR), anche se lo farà lentamente. E con la pubblicità sugli schermi televisivi con HDR, arriveranno nuove camere per cui si metterà in evidenza che sono HDR-ready, o qualcosa del genere. Beh, ci sono buone probabilità che non ve ne facciate niente, perchè le vostre macchine sono GIÀ oggi pronte per registrare in HDR.
Insomma, state all’occhio!

C’è da dire però un’ultimissima cosa: con le possibilità offerte dai nuovi schermi non ci sarà più la necessità di comprimere la gamma, e molte cose potrebbero cambiare nel modo di lavorare di alcuni che hanno dei tic, delle reazioni inconsce al modo in cui operano gli schermi. Ci sarà da studiare e soprattutto da resistere alla tentazione del tutto smarmellato.

 

 

 

 

 

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