Fino a pochi anni fa si trattava di una funzionalità disponibile solo sulle macchine da ripresa di gamma alta, oggi invece è possibile usare la registrazione in formato Log con macchine come la Sony a6500 o la Panasonic GH5 (o GH4).
Ecco perchè proviamo a spiegarlo in termini semplici.
Il formato Log, in parole povere
Se volete andare subito al sodo dovete sapere poche cose del Log: in particolare vi interesserà sapere che usando il Log l’immagine che uscirà dalla vostra videoreflex o mirrorless sarà piatta (poco contrastata, poco saturata) ma conterrà un sacco di informazioni. E con informazioni parliamo in particolare di informazioni “sulla luce”: un’immagine in formato Log rende meno scure le zone in ombra e scurisce le zone molto illuminate. Sempre se siete tipi pratici sappiate che il Log vi obbligherà ad effettuare una post produzione un po’ più lunga sui vostri file (ma non poi molto). D’altra parte, però, un file in formato Log vi può salvare in varie situazioni in cui ci sono zone in forte ombra vicine a zone molto illuminate. È anche un formato utilizzabile quando non avete ben chiara la destinazione e il mood finale di una ripresa: data la sua maggiore flessibilità in postproduzione, potete piegare un file Log più facilmente alle vostre esigenze, applicando una color correction più invasiva rischiando minori perdite di informazione o artefatti fastidiosi.
Log sta per logaritmico: un po’ di cose tecniche
Questa parte della guida sul Log è rivolta a chi è interessato a sapere un po’ meglio come funziona questo profilo colore: se odiate con tutti voi stessi la matematica passate oltre (ma ve lo sconsigliamo!). Per spiegare il Log bisogna capire brevemente come funziona un sensore.
In sostanza va così: la luce colpisce le cellette del sensore con intensità diverse a seconda della zona (ed ecco le differenze di luminosità) e ciascuna celletta registra queste intensità tramutandole in intensità elettriche facilmente mantenibili in memoria dalla fotocamera. Tutto questo per svariate volte in un secondo. Le variazioni di luminosità sono registrate in maniera lineare: questo significa che si avrà una corrispondenza precisa tra la luce catturata e quella registrata. Ma qui entrano in gioco le limitazioni dei sensori, che specialmente nelle camere non professionali devono comprimere in particolare gli estremi di esposizione, ovvero le zone molto molto scure e quelle molto molto chiare. Ed entra in gioco anche il Log. Guardate questa curva, presa da questo ottimo articolo:
Non spaventatevi, la vostra prof di matematica non può più farvi del male. Provate a ragionare su questa curva pensando a quello che abbiamo detto prima, e immaginate che nella parte orizzontale del grafico stiamo esprimendo dei valori di luminosità. Considerando il fatto che un profilo Log modifica proprio secondo una curva logaritmica la cattura di tipo lineare della luce operata da una macchina abbiamo, grazie a questa rappresentazione grafica, un’idea del bene che il Log fa alle nostre immagini. In sostanza il Log “tira fuori” le ombre (quella che era una semplice retta nella parte sinistra diventa una curva ripidissima) e appiattisce le luci (nella parte destra). Ed è così che viene fuori il file piatto, slavato e poco attraente prodotto applicando un profilo Log in fase di registrazione.
Mentre nella curva di risposta tonale (la cosiddetta gamma) Rec709 i valori di esposizione sono compressi in uno spazio più ristretto, il Log li amplia, permettendo di raggiungere una complessità e una serie di transizioni tra un valore di esposizione e l’altro molto più ampio.
Tanto per avere un’idea, ecco un S-Log 3 da una Sony a7s.
Quando usare il Log, e quando no
Ipotizziamo che sulla vostra macchina ci sia la possibilità di usare il Log (nel caso di Sony si chiama S-Log, nel caso di Panasonic V-Log e dovete comprarlo a parte, ad esempio): presi dalla foga di conservare la maggior quantità possibile di informazioni per lavorarci sopra con comodo siete tentati di usare il Log sempre. Ma sbagliate. Usare il Log è una cosa da non fare in ogni occasione per vari motivi:
- non sempre è necessario: se la vostra scena non ha contrasti elevati non ce n’è bisogno, davvero
- non è così facile da controllare: se lavorate con un’immagine piatta avrete più difficoltà a controllare l’esposizione, e quindi vi serviranno ulteriori accorgimenti in fase di visualizzazione dell’immagine mentre state lavorando. Tutti grattacapi in più che vi potete evitare
- richiede un ulteriore step di lavorazione in post produzione, e se il flusso di lavoro rapido e lineare… beh, meglio
Esporre verso destra quando si usa il Log
Una delle buone pratiche di ripresa, in particolare quando si usa il Log quella che in inglese viene chiamata con la sigla ETTR (= Expose To The Right).
In sostanza si cerca di sovraesporre il più possibile la scena, fino ad arrivare al limite del clipping (ovvero della totale perdita di informazione sulle alte luci) per la parte dell’immagine pi chiara di tutte nel frame. Questa tecnica ha i suoi limiti, e vi consigliamo di leggere questo thread per capirli bene, ma ha anche i suoi vantaggi. Dato che il Log, “tirando su le ombre” (scusate il termine molto tecnico!) aumenta il rumore nelle zone scure dell’immagine, compensare l’esposizione verso destra un buon modo per darsi dello spazio di manovra in postproduzione: al computer si potrà lavorare abbassando l’esposizione, mantenendo un livello di luminosità perfetto per le zone in luce e scurendo quelle in ombra a sufficienza per poter eliminare il rumore digitale, che può essere molto fastidioso in alcuni casi. Per dare un numero, con molte videocamere si espone verso destra di 1.5-2 stop rispetto a quanto suggerito dall’esposimetro. Ma in ogni caso quello che dovete sempre guardare il vostro istogramma.
Speriamo che questo post risulti interessante, e vi invitiamo a dare un’occhiata al post sul RAW della stessa serie e a farci critiche e a darci suggerimenti nella sezione dei commenti. È sempre utile avere un feedback!
Interessantissimo articolo, il mio consiglio sarebbe di portare anche più approfondimenti, non credo siano concetti difficili da capire, forse perchè mi appassionano e nonstante non capisco tutto quello di cui si parla nell’articolo , una volta terminato vorrei leggere ancora di più.
Ora vengo alle domande:
1 quindi un sensore che utilizza un log, è intrinsecamente “migliore” di un sensore che non tilizza log ? o potrebbero essere scelte commerciali dei produttori?
Quindi, maggiore gamma tonale = maggior informazioni, perchè non consigliate di utilizzare il log in situazioni poco contrastate, non migliorano anche le informazioni nei colori, oltre che nella esposizione di luci e ombre?
Grazie!!!
Ciao Daniele, e grazie a te: questi feedback ci sono molto utili. Quali altri argomenti di approfondimento vorresti vedere trattati sul sito?
Per quanto riguarda le tue domande:
1. diciamo che non è il sensore a usare il log, ma la macchina su cui il sensore è montato. La presenza di un profilo Log è una caratteristica del processore e del software ad esso correlato. Sicuramente si tratta di scelte commerciali, nel senso che un processore che tratta i log deve essere più potente, e in più c’è il fatto che alcuni produttori castrano le macchine di fascia più bassa, perché alla fine il Log è una funzionalità premium.
C’è da dire che scartabellando in rete si trova il modo per ottenere dei simil-Log anche per alcune macchine. Un esempio è la GX80: http://www.videoreflex.org/cine-d-panasonic-gx80/
2. Consigliamo il log in casi in cui hai alto contrasto per una questione di comodità: se hai una scena più facile da lavorare usare il log è un passaggio in più che devi fare in post produzione, e magari non tutti hanno il tempo di farlo (specialmente per applicazioni base). In generale comunque il Log migliora le cose sempre, soprattutto per quanto riguarda la manipolabilità del colore
Speriamo che le risposte siano soddisfacenti, ma nel caso non fosse così… siamo qui per questo, e qualsiasi domanda ci è molto utile 🙂
quindi possiamo dire che il log, è “come” avere un file raw in una foto? nel senso che posso abbassare le luci senza rovinarle o appiattirle e con le ombre il contrario?
posso recuperare uno o piu stop insomma? cosa che su rec709 se va bene puoi recuperare mezzo stop senza avere artefatti
Ciao Gabriele, il concetto è un po’ diverso: in pratica con il Log acquisisci più informazione nel file e quindi puoi lavorarlo in maniera più libera. Poi comunque sussistono tutti i limiti di gamma dinamica del supporto (il monitor o schermo) su cui proietti il video. In linea di massima sì, diciamo che puoi recuperare dell’informazione, però dire che il Log è come il raw presuppone una flessibilità diversa. In realtà con il Log devi prepararti meglio che con il RAW alla cattura del file, analizzare la scena e fare delle scelte a monte. Quando invece scatti una foto in RAW sai già che puoi stare più tranquillo e che in qualche modo puoi recuperare…
Bell’articolo, grazie!
Mi sorge una domanda: se io ho 2 file di 2 diverse macchine, un VLog e un DLog ad esempio, posso trattare i 2 file allo stesso modo, con la stessa color correction? Oppure devo riportare inizialmente ai colori naturali con le Lut che mettono a disposizione le case madri e successivamente intervenire nello stesso modo su tutti i file?
Grazie!
Purtroppo devi fare un matching, perché non è detto (anzi, è molto improbabile) che due Log siano “uguali” se provengono da due macchine diverse. Ci sono dei software – ne abbiamo parlato in un articolo appena uscito – che fanno il color matching e poi lavori di fino, ma di base se non usi questi plugin devi fare tu manualmente un lavoro di sistemazione dei file per avere del girato che sia comparabile.