In questo articolo, una guida che sarà forse un po’ lunga ma vi promettiamo il più possibile semplice, vi parleremo principalmente di due cose: come organizzare il vostro materiale su Final Cut e come lavorare mantenendo il materiale stesso su dischi esterni. Con un trucchetto per risparmiare spazio. Cominciamo!
Principi e regole del flusso di lavoro su Final Cut Pro X
Prima di cominciare sul serio, però, vi spieghiamo rapidamente qual è lo scopo di tutto questo lavorìo: a una prima occhiata vi potrà sembrare che la mettiamo giù troppo dura, ma ci sono una serie di principi e di ragioni per cui è meglio fare le cose in un certo modo piuttosto che in un altro.
Il primo principio da tenere in considerazione è quello del costo per l’archiviazione. Nel momento in cui scriviamo passare da 256GB a 512GB di memoria interna su un MacBook Pro M1 o su un iMac costa 230€, e la stessa cifra si tira fuori per passare da 512GB a 1TB di disco veloce. Comprare un SSD esterno già corazzato da 500GB, in grado di sostituire con buonissimi risultati il disco interno, ci costringe a tirare fuori tra gli 80 e i 90€ (questo è il modello che vi consigliamo). È poi molto probabile che in futuro i costi di dischi esterni diminuiscano. Non stiamo a questionare sulle politiche di prezzo di Apple, perché non se ne uscirebbe proprio facilmente, ma comunque pensiamo che abbia senso risparmiare questi soldi non solo per il risparmio in sé, ma anche perché avere il materiale su un disco esterno è sempre sicuro e questo non va a discapito delle prestazioni per i progetti su cui normalmente si lavora: se stiamo parlando di 8K con un sacco di tracce probabilmente i vostri problemi sono altri, per cui ipotizziamo di usare un 4K con un codec abbastanza rognoso, che è un po’ la norma per chi fa video nel nostro paese e non lavora nel cinema.
Secondo principio: lavorare ordinati è lavorare meglio. Se cominciate ad accumulare progetti dentro progetti, a piazzare un effetto da una parte e poi utilizzarlo dall’altra, a comportarvi per un lavoro in un modo e per un altro in un modo completamente diverso, perderete un sacco di tempo e dovrete reinventare la ruota ogni volta. Non è che questo che vi proponiamo debba essere per forza il workflow che sceglierete, magari prendetelo come spunto e poi adattatelo alle vostre esigenze.
Il terzo principio che mette assieme gli altri due è basato sul fatto che fare video è anche un lavoro artigianale, oltre che artistico (poi vabbè, ci sono casi in cui l’arte la lasciamo a casa), e come in ogni lavoro artigianale bisogna stare attenti e prestare cura agli strumenti che usiamo. Pulire le ottiche, verificare che le macchine siano in buone condizioni e le batterie cariche, e infine controllare che il computer su cui operiamo funzioni bene perché non ha la memoria intasata. Specie sulle nuove macchine Apple M1 che usano tanto lo swap (ne abbiamo parlato qui) è un concetto importante, ma è importante in ogni contesto.
Ok, ora si può cominciare sul serio.
Mettere le librerie su disco esterno
La prima cosa che vi consigliamo di fare, come detto sopra, è di prendere un buon disco esterno SSD e piazzarci sopra i vostri file. In che modo? Sfruttando le Library di Final Cut.
Il disco esterno deve essere veloce, altrimenti Final Cut non sarà in grado di lavorare bene e vi troverete continuamente impantanati tra rendering, blocchi e così via. L’SSD che vi consigliamo al momento è questo di Samsung, come detto sopra: costa 10€ in più rispetto al modello inferiore dello stesso marchio, è noto per affidabilità (i moduli sono gli stessi dei dischi SSD interni di alto livello di Samsung), e più veloce della media ed è compatto. Potete anche trovare soluzioni più veloci, e magari ne parleremo in altre occasioni, ma non è per forza necessario.
I passaggi da fare sono semplici:
- Creare una nuova Library e darle un nome
Qui la cosa importante da fare è selezionare il disco esterno su cui volete posizionare i vostri file. Il percorso:
>File >New >Library
A questo punto dovrete dare un nome alla Library e soprattutto, nel menu a tendina Where, impostare il disco esterno come destinazione della Library. Nel nostro caso come nome di default per il disco avremo T7 sotto la voce Location.
- Impostare le proprietà della Library
Semplicemente dovete spiegare al computer che tutti i media che inserirete dovranno andare nella Library e da lì essere richiamati. Selezionate quindi la Library che avete appena creato (la trovate a sinistra) e sulla destra comparirà un pannello chiamato “Library Properties”. In questo pannello potete decidere cosa fare dei file che man mano importate. Cliccate su Modify Settings e impostate qualcosa del genere:
Decidiamo di tenere i backup da un’altra parte, perché vogliamo ridondanza. Anche i file di Motion li teniamo dentro alla Library, ma non è un passaggio necessario se non prevedete di creare questo tipo di contenuto.
Sulla prima voce la scelta deve essere tutta vostra: potete decidere di infilare i file dentro al disco un po’ alla rinfusa, per poi sistemarli quando li organizzerete in cartelle, oppure metterli dentro la Library. Diciamo però che con quello che vi spieghiamo tra poco non è così problematico.
Organizzare il materiale
Bene, prendete tutto quello che abbiamo detto finora come una cosa da tenere a mente ma non usare ancora. Prima di tutto vi consigliamo di organizzare tutto il materiale in cartelle e sottocartelle varie.
Mettiamo un paio di foto, giusto per essere chiari:
Quelli che vedete sopra sono le basi di una buona costruzione di un lavoro (almeno per come la vediamo noi). Non parliamo di progetti complessi, parliamo di un inizio di organizzazione. Poi potete lavorare sui nomi dei file per inserire le date, oppure suddividere ancora in sottocartelle per le date e le location e gli strumenti usati per catturare quel suono o quell’altro girato… Insomma, c’è da sbizzarrirsi.
La struttura iniziale però potrebbe essere fatta così: c’è una cartella principale chiamata qui Video di prova in cui inseriamo due sottocartelle, che contengono una i file che ci troveremo a maneggiare nell’editing, e l’altra quello che dovrebbe essere il prodotto finale del lavoro.
Nella cartella File infiliamo altre due sottocartelle: Audio e Video (e poi potrebbero esserci anche Foto e altro, ma ci siamo capiti). In Audio le sottocartelle Effetti, Musica e VoiceOver si spiegano da sole.
In Video invece la cosa può essere più complicata: possiamo decidere ad esempio di suddividere il girato per inquadratura, oppure per giorno di lavorazione, oppure per camera usata, oppure per una combinazione di questi fattori. Dipende tutto dal tipo di lavoro che state facendo.
L’importante è che abbiate una struttura prima di cominciare a importare i vari file su Final Cut.
L’importazione
Quando avete organizzato il materiale, dovete in qualche modo portarlo dentro al programma di editing: per ora è solo in cartelle all’interno del vostro disco veloce, giusto?
L’idea potrebbe essere, secondo noi, quella di riportare la struttura organizzativa che abbiamo creato sopra all’interno della Library. Per farlo dobbiamo
- creare un evento per ciascuno dei gruppi di materiali che vogliamo trasportare in FCP
- trasferire i file per cartelle complete (audio la trasferiamo tutta in audio, e così via)
- usare queste impostazioni:
Prima di tutto dovete scegliere il tipo di materiale che volete inviare a ciascun singolo evento, e qui dipende dal fatto che stiate usando audio o video.
Poi scegliete l’opzione Leave files in place. Questo significa che quando trasferite i file non li state realmente spostando in una cartella dentro alla Library di Final Cut, ma che li state semplicemente linkando: in questo modo non avrete duplicati e manterrete per i file originali l’organizzazione che avete pensato inizialmente senza farvi influenzare dalle volontà del software.
Poi le keyword: utile flaggare entrambi i campi perché in questo modo FCP prenderà i nomi delle cartelle e li userà per operare una suddivisione all’interno dell’evento (ad esempio la suddivisione nell’audio). Se poi cominciate a organizzare anche dei tags è pure meglio, ma per ora non complicatevi la vita.
Infine la transcodifica: dipende dalla macchina che avete, e ci vuole del tempo per spiegare bene questo concetto (lo rimandiamo a un’altra volta, qui c’è un’infarinatura sul concetto di proxy). Per stavolta provate a non fare la transcodifica ma in linea di massima se il vostro computer non ce la fa, meglio rimanere solo sui proxy in ProRes.
Finire il lavoro e fare pulizie
A questo punto potete lavorare all’editing, alla color correction e a miscelare effetti, suono… Insomma, le cose che sapete come fare. E poi?
E poi fate pulizia.
Il concetto è che dovete avere sempre a disposizione i file originali, molto meglio se in più copie, e li potete spostare su un disco meno veloce: quando avete portato il video alla sua naturale conclusione non avete bisogno che il disco veloce che avete scelto contenga ancora tutto il girato e il materiale che avete usato per confezionarlo; prendete degli hard disk più economici e piazzateci dentro gli originali, ben catalogati e ben organizzati.
Ma prima di trasferire tutto vi renderete conto che la Library del video potrebbe essere (anzi probabilmente sarà) diventata enorme. Questo perché ci sono i file di rendering, ed ecco che dovete imparare questa semplice cosa, dopo avere selezionato la library:
>File >Delete Generated Library Files
Scegliete di eliminare tutti i file di rendering ed eventualmente anche i file proxy (se avete scelto di farli creare) e quelli ottimizzati.
A questo punto potete spostare i file che non pensate di usare in futuro sul disco esterno più lento assieme alla Library. Quando vorrete riprendere in mano il progetto il vostro computer sarà sempre in grado di fare i rendering, non preoccupatevi. Quello che importa è avere sempre una copia dei file originali non corrotta.
Usate anche voi un metodo simile? O c’è qualcosa di sbagliato nel nostro modo di procedere? O ancora volete chiarimenti in merito? Scriveteci un commento qui sotto!